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martedì 22 maggio 2012

Adolescenza



L’adolescenza è il periodo di vita di un individuo che si interpone tra l’infanzia e la vita adulta. Cronologicamente, l’adolescenza potrebbe essere collocata in un’età compresa tra i dodici e i ventidue anni, anche se è piuttosto difficile darne un’indicazione anagrafica precisa per via delle differenze individuali e delle caratteristiche della nostra società. Ironicamente, si potrebbe dire che l’adolescenza si sa quando inizia ma non quando abbia fine, dato che sono in aumento i giovani che, per motivi economici o di studio, prolungano la permanenza in casa dei genitori e la dipendenza da loro, ritardando sempre più l’ingresso nel mondo degli adulti. Spesso, sono gli stessi genitori a ostacolare la crescita e l’allontanamento dei figli, che tendono sempre a essere considerati i loro “bambini”.
L’adolescenza è caratterizzata da una molteplicità di cambiamenti su svariati fronti, che coinvolgono il giovane e spesso sconvolgono la sua famiglia.
La sessualità
Sul piano sessuale l’adolescente sperimenta l’abbandono del corpo infantile per acquisirne uno adulto. Compaiono i caratteri sessuali secondari e si raggiunge la maturità riproduttiva. Per alcuni ragazzi tutto ciò può essere sconvolgente perché si sentono impreparati e impotenti di fronte all’esplosione del loro corpo. La tempesta ormonale tipica di questa età può mettere a disagio perché la società chiede di controllare le proprie pulsioni sessuali, originando ansie e tensioni. Alcuni possono reagire cercando di nascondere la nascente sessualità per prolungare il più possibile la propria infanzia, mentre altri possono esasperarla assumendo precocemente comportamenti e abbigliamento “da grandi”, per sentirsi più adulti. Il corpo sessuato spaventa ma incuriosisce, si vuole conoscerlo, esplorarlo, la masturbazione è molto praticata in questa fase della vita, a quanto pare più dai maschi che dalle femmine. Il legame preferenziale con il “migliore amico” è un modo per dare sfogo, nella prima adolescenza, in un modo consentito dalla nostra società, ad una latente omosessualità che inconsciamente è molto forte in questa fase della vita. Questo avviene anche attraverso il contatto fisico, è tipico per le ragazzine camminare mano nella mano, a volte baciarsi sulle labbra, mentre per i ragazzi i contatti fisici sono in genere connotati da maggiore aggressività. La nostra cultura è infatti propensa a giudicare meno compromettente l’affettività espressa in pubblico tra due donne che non tra due uomini. Per alcuni adolescenti si pone il problema della propria sessualità, si può avere il timore di non essere “normali”, di essere omosessuali o incapaci di avere rapporti sessuali. Più avanti assume maggiore rilevanza la figura del “fidanzatina/o”, con cui si possono avere le prime esperienze, che inizialmente possono essere dettate più dal desiderio di provare qualcosa a sé stessi, di essere “capaci”, più che dal vero sentimento. Per questo motivo i primi rapporti possono essere sconvolgenti o deludenti: essere pronti fisicamente non vuol dire necessariamente esserlo anche mentalmente.
Le amicizie
In questo periodo della vita diventano fondamentali gli amici, che non sono più dei compagni di giochi ma dei confidenti e delle persone con cui confrontarsi. La figura dell’amico del cuore acquisisce grande importanza, ci si sente più sicuri quando si è con lui, lo si vede spesso come una figura da imitare, da cui trarre spunto per formarsi una propria identità. L’adolescente, maggiormente libero di muoversi in modo autonomo, ha la possibilità di incontrare nuove persone e scegliere i propri amici, che non sono più soltanto i compagni di scuola o i vicini di casa, ma ragazzi incontrati nei modi più svariati. Si sente l’esigenza di fare parte di un gruppo di coetanei, con cui trascorrere il tempo libero, condividere interessi, confrontarsi. Nascono in questo modo i gruppi informali che si differenziano da quelli formali (quali la classe o la squadra sportiva) per non essere gestiti da adulti e non avere particolari finalità. Aumenta il tempo trascorso fuori casa, con gli amici con cui si intrattiene una relazione intensa e continuativa, fondata sulla condivisione di esperienze e valori e da cui ci si sente sostenuti emotivamente. Fare parte di un gruppo rafforza la propria autostima, ci si sente più forti perché non soli, il gruppo conferisce un’identità e senso di appartenenza ai suoi membri. Accanto ai vantaggi dell’appartenere ad un gruppo, si possono intravedere degli aspetti negativi: protetti dal gruppo ci si sente forti e si possono commettere azioni sconsiderate, dettate da sensazioni di onnipotenza, o si possono assumere comportamenti contrari ai propri principi per la paura di contraddire il gruppo e rimanere soli. Ovviamente queste ultime considerazioni si riferiscono più a eccezioni che non alla regola.
La famiglia
I cambiamenti che interessano l’adolescente si ripercuotono all’interno del contesto familiare. Il ragazzo in questo periodo ha due esigenze tra loro contrastanti: da un lato sente il bisogno di essere protetto dalla famiglia di origine e vorrebbe restare bambino, dall’altro vuole differenziarsi e acquisire autonomia. La famiglia deve affrontare l’arduo compito di trovare un nuovo equilibrio, di rinegoziare le distanze interpersonali per venire incontro alle esigenze, si sente a disagio, si domanda quale sia la cosa giusta da fare. I genitori, in fondo, hanno la consapevolezza che il loro figlio sta diventando grande, ma possono essere riluttanti ad ammetterlo, possono essere preoccupati di fronte alle richieste di autonomia e spaventati dal fatto di dover riassettare un equilibrio che ha funzionato bene per molto tempo. Il genitore adeguato dovrebbe essere sufficientemente flessibile da accogliere sia le richieste di protezione, che di autonomia del figlio, per aiutarlo nella ricerca della propria individualità senza farlo sentire solo. I coniugi si ritrovano a fare un bilancio di sé stessi come genitori, marito e moglie e professionisti. L’adolescenza del figlio rimanda ai genitori l’idea del tempo che passa e fa riaffiorare in loro i ricordi della propria adolescenza che si erano con il tempo assopiti, intensificando le emozioni nei confronti dei propri genitori. Alcune ricerche hanno dimostrato che i genitori di un figlio adolescente presentano grande stress e il matrimonio è soggetto a molte crisi, maggiormente accentuate all’interno di quelle coppie i cui coniugi si erano soprattutto identificati nel ruolo di genitori. In quest’ultimo caso, essi possono rischiare di sentirsi inutili o inadeguati di fronte al figlio che diventa indipendente, può venire meno la capacità di investire in termini di sostegno reciproco e di creare obiettivi condivisi. D’altronde l’adolescente fa ben poco per agevolare l’armonia famigliare, è sempre alla ricerca del conflitto, mette in discussione idee e valori genitoriali. Questi contrasti permettono al ragazzo di conoscersi meglio, di confrontare le sue idee e di definirsi rispetto al punto di vista altrui. Inoltre, attraverso il conflitto l’adolescente impara alcune abilità sociali quali la capacità di ascolto, comunicazione, negoziazione, che saranno indispensabili per la futura vita relazionale.
L’identità
L’adolescenza, oltre alla crescita corporea, è contrassegnata dalla definizione dell’identità, come già citato precedentemente. Il ragazzo abbandona lentamente il concetto di sé costruito sull’opinione dei genitori per sostituirlo ad una considerazione di sé derivata dai giudizi dei coetanei, ove è di fondamentale importanza l’aspetto fisico, l’attrazione sessuale e l’intelligenza. L’adolescente può sentirsi valutato negativamente in alcuni di questi settori e ciò comporta inevitabilmente ansia, frustrazione o l’atteggiarsi in modo compensativo, nel tentativo di primeggiare in ambiti in cui si è considerati poco abili. I genitori possono essere tentati di diventare iperprotettivi, con il rischio che il figlio si opponga eccessivamente al mondo degli adulti. L’acquisizione di una propria identità è un processo che dura anni e si costruisce attraverso la sperimentazione e l’identificazione. La sperimentazione consente di provare a recitare una molteplicità di parti, immedesimarsi in differenti ruoli. Contemporaneamente, avendo la possibilità di conoscere tante persone, l’adolescente ha la possibilità di osservarle, esserne affascinato, provare a imitarle. La sperimentazione e l’identificazione fanno sì che l’adolescente riveli una molteplicità di volti a seconda dell’ambiente in cui è. Ad esempio, un ragazzo può essere educato e riservato a casa ma indisciplinato a scuola, con grande stupore dei genitori. Attraverso le sperimentazioni e le identificazioni l’adolescente si riconosce come separato dagli altri e, confrontandosi con l’immagine che gli altri gli rimandano, si confronta con le proprie abilità ed i propri limiti. L’identità finale è frutto della scelta e della sintesi di alcuni dei ruoli sperimentati e inevitabilmente comporta il lutto per la perdita delle altre possibilità.
La cognizione
L’ingresso nell’adolescenza comporta anche il perfezionare la capacità di ragionare in astratto, sapere valutare differenti ipotesi, valutare le conseguenze di una scelta. Queste abilità sono presenti anche prima dei dieci anni, ma dopo i dodici anni la persona acquisisce la consapevolezza delle potenzialità del proprio pensiero, lo valorizza, vi riflette. Il raggiungere la capacità di riflettere sul proprio pensiero e su quello degli altri permette al giovane di prendere in considerazione idee differenti dalle proprie e la qualità delle relazioni muta, venendo meno il carattere egocentrico dell’epoca infantile. Eventuali successi in ambito cognitivo, quali buoni risultati scolastici, aiutano l’adolescente a rafforzare la propria autostima. La capacità di pensare a differenti possibilità rispetto alla situazione presente fa sì che l’adolescente possa diventare piuttosto critico nei confronti della sua realtà, immaginando soluzioni di vita ideali. Spesso queste possibilità non coincidono con i progetti delle figure di riferimento del giovane, ma è attraverso queste capacità di pensiero che si inizia a sviluppare la propria individualità. La possibilità di pensare in astratto permette al giovane di fare i primi progetti per il futuro, immaginarsi “da grande” e prendere le prime decisioni importanti, quali la scelta della scuola o del lavoro. La maturazione dell’individuo è un processo molto lungo che dura l’interezza della vita e non si esaurisce con il termine dell’adolescenza. Sono le esperienza quotidiane e quelle straordinarie che facciamo nel corso di un’esistenza, a contribuire al nostro sviluppo cognitivo e affettivo. Si tratta di un processo molto lento, di cui ci possiamo accorgere solo se abbiamo tempo per soffermarci a riflettere, a differenza dell’adolescenza, in cui i cambiamenti sono molti ed avvengono velocemente.

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