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lunedì 14 maggio 2012

LA RIFORMA DELLA SCUOLA E IL FUTURO DELLA FORMAZIONE


di Giuseppina D’Auria

Secondo quanto previsto del recente decreto del 5 Maggio 2005: “il secondo ciclo del Sistema educativo di istruzione e formazione è costituito dal sistema dei licei e dal sistema dell’istruzione e formazione professionale”.
Sono questi i due “pilastri” con cui lo Stato italiano intende garantire ai cittadini delle generazioni future un’istruzione adeguata alle sfide della società della conoscenza e dei saperi. I cardini principali delle innovazioni contenute nel decreto e nella Riforma sono il sapere, il fare e l’agire. L’obiettivo è trasmettere ai giovani abilità nell’uso delle nuove tecnologie e la padronanza di almeno una lingua europea, in aggiunta all’italiano e all’inglese. Per perseguire questo ambizioso programma, la Riforma Moratti intende assicurare a tutte le scuole autonomia didattica, organizzativa e finanziaria, accompagnata dal necessario sostegno alla ricerca e allo sviluppo. A riguardo, in realtà, non mancano le divergenze d’opinione. Il governo, nel corso del 2005, ha infatti tagliato i fondi destinati all’obbligo formativo, al settore dell’educazione degli adulti e alla formazione tecnico-superiore: secondo il Sole 24 ore, sono ben 2900 le cattedre a rischio.
Con i due decreti legislativi sul diritto-dovere allo studio e sull’alternanza scuola-lavoro, la Riforma entra nel vivo. Il primo delinea il nuovo obbligo scolastico, della durata di 12 anni o, comunque, fino al conseguimento del diploma liceale o della qualifica triennale. L’alternanza scuola-lavoro, invece, prevede che tutti gli studenti che avranno compiuto il quindicesimo anno d’età potranno svolgere parte del percorso di studio alternando periodi in aula e in azienda. La Riforma comporta inoltre la diffusione di nuove attività, tra cui, in particolare, quella dell'orientamento.
Il bisogno diffuso dell’orientamento scolastico si delinea in un quadro tanto mutato e di crescente complessità, e rappresenta uno strumento necessario per fare la scelta giusta di fronte alle svariate opportunità che si presentano al termine della scuola media inferiore. Se infatti finora si è pensato all’orientamento soprattutto come rivolto a quanti dovevano scegliere la facoltà universitaria da frequentare, sempre più nel futuro sarà uno strumento determinante nell’indirizzare rispetto al percorso formativo del secondo ciclo. 
Grazie a questo tipo di consulenza, infatti, il soggetto interessato può fare una scelta consapevole non solo a livello scolastico, ma anche rispetto alle scelte di vita, tenendo conto dei propri bisogni formativi e personali. La decisione infatti è impegnativa perché compiuta durante l’età adolescenziale, in cui, come è naturale, il progetto di vita non è ancora ben definito. Inoltre l’orientamento permette di prepararsi e di superare le difficoltà iniziali, dovute al nuovo contesto, in cui si vengono a trovare gli studenti.
La riforma si delinea in due binari: la riforma dei licei e la formazione professionale: prevede l’alternanza scuola-lavoro come metodologia di realizzazione della formazione nel secondo ciclo della scuola, anche nell’ambito dei licei: si tratta di una novità per molti aspetti rivoluzionaria, ma non sarà l’unica. Sebbene infatti il liceo continuerà ad avere durata quinquennale, l’arco di studio sarà suddiviso in due bienni e in un quinto anno di approfondimento. 
La riforma scolastica prevede otto diverse tipologie di liceo: quattro senza indirizzo (classico, scientifico, linguistico e delle scienze umane); quattro con la possibilità di scegliere tra più indirizzi: economico (suddiviso in istituzionale e aziendale) e tecnologico, con ben otto diverse opzioni. Il percorso di istruzione secondaria si conclude con un Esame di Stato, che consente l’accesso all’università e agli istituti di alta formazione. Questi ultimi sono i Conservatori, le Accademie di Belle Arti, le Accademie nazionali e l’Isia, ovvero l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche. In genere, l’ammissione a questi istituti è subordinata al superamento di un esame attitudinale.
Secondo pilastro della Riforma è il sistema della formazione professionale, affidato alle Regioni, ma con titoli e qualifiche valide nell’intero territorio italiano e spendibili anche nell’UE. I percorsi di studio hanno una durata variabile, a partire da 3 anni, cui possono aggiungersi qualifiche successive. Sono così possibili sbocchi nella formazione professionale superiore e, previo superamento dell'Esame di Stato, nell'università e nell'alta formazione artistica, musicale e coreutica. Tuttavia, sebbene lo Stato, d'intesa con le Regioni, stabilisca gli standard minimi di qualità che tutti i percorsi formativi di questo sistema devono possedere, il decreto del 5 Maggio sembra sancire in realtà una netta separazione tra l’istruzione liceale, di competenza dello Stato, e la FP, di competenza delle Regioni. Questa scelta rende più complicata l’interazione tra i due sistemi, e smentisce, nella pratica, la pari dignità dei percorsi. In Italia, attualmente, manca una formazione professionale di qualità: nella mentalità collettiva, essa è riservata alle persone espulse dal tradizionale circuito scolastico. Le statistiche parlano chiaro: 34 giovani su 100 non raggiungono una qualifica.
Tornando all’alternanza scuola/lavoro, per creare sinergie in entrambi i settori, questo programma di riforma, mediante questa nuova metodologia formativa, renderà possibile l’avvicinamento dei  programmi didattici della scuola alla realtà lavorativa e i giovani saranno in grado, grazie a stages svolti durante il secondo ciclo del percorso scolastico, di toccare con mano il mondo del lavoro. L’alternanza per ora è limitata ai ragazzi di quarta e quinta superiore. Alla sperimentazione, che prevede tirocini in azienda della durata di 180 ore, il Miur ha destinato 5 milioni di euro, suddivisi fra le singole Regioni.
Se questo aspetto viene apprezzato da molti operatori del settore, viene, invece, duramente contestata la scelta di ridurre a 27 le ore settimanali di tutte le classi. Anche la diminuzione delle ore di ginnastica, che passano da due a una e la scelta di far insegnare musica solo nei licei musicali hanno suscitato disappunto. Nei licei tecnologici, poi, le materie professionalizzanti caleranno notevolmente: le ore degli insegnanti di Educazione Tecnica sono state tagliate di un terzo e materie come Latino, Storia, Diritto ed Economia Aziendale saranno facoltative e non più obbligatorie.

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