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mercoledì 23 maggio 2012

La Scuola

Con il procedere dell'industrializzazione la scuola assume sempre più importanza come agenzia di formazione culturale, sino a proporsi in alcuni casi come esperienza globalizzante. Funzionalisti e teorici del conflitto hanno esaminato il fenomeno, evidenziando i primi la funzionalità che tale istituzione svolge all'interno dei diversi contesti sociali (trasmissione culturale, integrazione, mobilità sociale ecc.) e i secondi le diseguaglianze di classe che la scuola tenderebbe ad alimentare. Alfabetizzazione e scolarizzazione di massa (sia primaria, sia superiore), ma anche abbandoni scolastici e disoccupazione intellettuale costituiscono aspetti differenti di un medesimo problema, a cui i diversi Stati si rapportano secondo modalità che variano sulla base di condizioni politiche, economiche, culturali, storiche e geografiche. 
Secondo Durkheim le istituzioni scolastiche assolvono allo scopo di sviluppare negli individui quelle doti e quelle capacità che risultano coerenti con l'assetto e con le modalità del sistema sociale di appartenenza. Ma in quale modo? Data la stretta relazione che intercorre tra apparato scolastico e contesto sociale, come si configura questo rapporto? Non solo: esistono sistemi scolastici che rispondono in maniera più pertinente di altri alle esigenze sociali? E, ancora: la scolarizzazione di massa obbedisce veramente a un'esigenza di giustizia sociale, o in realtà è solo una facciata attraverso la quale il sistema economico si impone a strati sempre più ampi di popolazione?
Nelle società complesse la trasmissione culturale richiede la presenza di istituzioni specializzate, appositamente deputate allo scopo. Così, accanto alla famiglia, nelle società industriali moderne ha assunto sempre più peso l'istituzione scolastica, il cui compito è appunto quello di trasmettere alle giovani generazioni le conoscenze, le abilità e i valori della società. Si può peraltro affermare che il ruolo dell'istruzione rappresenti una discriminante tra le società del passato e le moderne società industriali. Infatti, mentre nelle società preindustriali l'istruzione riguardava generalmente la trasmissione di uno stile di vita, nelle società industriali, invece, l'entità crescente di conoscenze accumulate, l'applicazione sistematica della scienza alla produzione e la complessità della divisione del lavoro hanno fatto sì che la formazione tecnica prevalesse sulle altre dimensioni dell'educazione. Inoltre, mentre nelle società del passato venivano trasmessi uno stile di vita relativamente immobile e un insieme di conoscenze relativamente stabili, la conoscenza scientifica che viene trasmessa dalla scuola moderna è in continuo progresso. Non solo le conoscenze scientifiche tendono a mutare rapidamente, ma lo stesso tessuto sociale, l'organizzazione economica, le abilità richieste e i valori di riferimento si presentano come estremamente variabili. Da qui l'emergere dell'esigenza, sconosciuta ai vecchi sistemi scolastici, di fornire agli individui la capacità di sapersi adattare a un mondo in continua trasformazione.  
In sintesi
Il problemaLa scuola risponde al bisogno tipico delle società complesse di trasmissione culturale mediante istituzioni specializzate. L'istituzione scolastica trasmette infatti ai membri di una società le conoscenze, i valori, le modalità di comportamento che le sono propri e senza i quali verrebbe compromesso il processo di integrazione individuale. La velocità con cui le moderne società si modificano spinge la scuola a porsi nuovi obiettivi, come quello di formare personalità capaci di adattarsi a situazioni ed esigenze diverse.
La scuola di massaIl passaggio storico da società fondate sul settore primario ad altre che si fondano sull'industria e sempre più sul terziario, con la conseguente richiesta di personale qualificato, ha fatto sì che a partire dagli anni '50 accedessero all'istruzione primaria e a quella secondaria ampie fasce di popolazione. È questo il fenomeno della scuola di massa.
Le singole situazioniLe politiche di scolarizzazione differiscono da Stato a Stato, presentando situazioni di altissima scolarizzazione (come quella USA), altre che si attestano su livelli medio-alti (paesi dell'Europa occidentale), altre ancora in cui è tuttora ampiamente diffuso l'analfabetismo (paesi del Terzo Mondo). Alcuni paesi presentano un modello di istruzione centralizzato (per esempio, la Francia), altri decentralizzato (per esempio, gli USA).
Integrazione e controllo socialeLa scuola non trasmette solo istruzione, ma anche i modelli di comportamento di un determinato contesto sociale. Essa esercita così un controllo sociale di tipo interiore, poiché gli individui tendono a far propri i modelli appresi. Tramite la scuola gli individui assimilano anche la struttura sociale e i comportamenti relativi al proprio ruolo e con ciò anche un patrimonio culturale comune, venendo così favoriti nell'integrazione. Le altre funzioni della scuola sono: selezione (con diplomi e voti preseleziona il personale per il mercato del lavoro), innovazione, funzioni latenti.
Le teorie del conflittoI teorici del conflitto esaminano l'istituzione scolastica come espressione delle classi e del sistema economico dominanti. Bowles e Gintis ritengono che la scuola rafforzi il sistema capitalistico, diffondendo l'idea secondo cui il successo economico dipende esclusivamente dal possesso di determinate capacità e competenze, e veicolando, invece, modalità comportamentali di sottomissione e disciplina funzionali alla divisione gerarchica del lavoro.
Le teorie funzionalisteLa tesi funzionalista, che pone un rapporto diretto tra livello di istruzione e status sociale, è stata confermata da numerose ricerche, posta in dubbio da altre. Il rapporto sembra infatti modificato da diversi fattori, tra cui lo status sociale della famiglia di provenienza. Le ricerche sull'insuccesso scolastico hanno evidenziato che esso è statisticamente più probabile negli appartenenti alle classi più basse.
La teoria del deficitSecondo i teorici del deficit, la causa di ciò va ricercata nelle carenze proprie del contesto familiare di appartenenza.
Le teorie della differenzaSecondo le teorie della differenza, nei deficit delle istituzioni scolastiche; secondo altri ancora nell'insieme di conoscenze, valori e atteggiamenti nei riguardi della cultura trasmessi dalle famiglie.
La descolarizzazioneIvan Illich ritiene che nelle nostre società la scuola tenda a divenire globalizzante e a escludere ogni altra forma di insegnamento. L'istruzione formale è inevitabilmente ineguale per ricchi e poveri e non fa che accentuarne le differenze: si tratta dunque di descolarizzare la società e di riferirsi alle reti di istruzione più consone ai propri interessi. Nonostante gli sforzi compiuti, in buona parte del Terzo Mondo si registrano altissimi tassi di analfabetismo. In molti paesi si cercano modalità operative innovative capaci di limitare la portata del problema, che affonda le sue radici nei sistemi educativi coloniali.
Il caso italianoSebbene con piccole differenze, l'obbligo scolastico nei paesi europei va dai sei ai sedici (quindici in Italia) anni di età. In Italia l'analfabetismo ha costituito un grande problema per lungo tempo, problema al quale si è cercato di ovviare con diverse leggi (Casati, Coppino, Orlandi). In ogni caso, si può parlare di scolarizzazione di massa solo a partire dagli anni '50. Le leggi principali del sistema scolastico italiano sono: legge Casati (1859), riforma Gentile (1923), legge della nuova scuola media unificata (1962), legge di liberalizzazione degli accessi universitari (1969), decreti delegati (1974), nuovi programmi della scuola elementare (1990), legge dell'autonomia scolastica (1997), sostituzione del vecchio esame di maturità con il nuovo esame di Stato (in vigore dall'anno scolastico1998-99), riforma Berlinguer (in vigore dal 2001).

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