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sabato 19 novembre 2016

METODO DI STUDIO: una strada a tre corsie

Continuo  a scrivere sul metodo di studio, (post precedente (http://dauriaconsulenzaeprogettazione.blogspot.it/2016/11/insegnamento-e-metodo-di-studio-alcune.html), proprio perché esso è flessibile, trasparente, collegiale, creativo è pluridirezionale:  presenta un'ampia e complessa gamma di elementi e direzioni. 
Per descriverlo si può partire immaginando il metodo come una strada a tre corsie (metodo significa appunto lungo, attraverso, oltre la strada).
Si potrebbe chiamare la prima: "corsia della posizione studente".
Essa comprende un complesso di itinerari, in cui lo studente scopre e verifica che, alla base di ogni apprendimento e di ogni attività di studio, c'è una scelta di situazione o gesto mentale o presa di posizione: la posizione di colui che vuole imparare.  
Sono gli itinerari motivati dell'educazione all'attenzione, alla domanda, all'ascolto, allo stupore, allo sviluppo di motivazioni intrinseche, senza le quali è impossibile un metodo di studio efficace e personale. 
Sulla legittimazione di questo tratto di strada dirò più avanti parlando della radice dello studio e della motivazione intrinseca.
La seconda corsia è quella del comportamento, quella in cui lo studente percepisce, comprende e compie scelte di stile di vita adeguato al raggiungimento del fine e alla sua dignità di persona, cioè di soggetto dotato di affettività e ragione.
In questa corsia sono privilegiati i percorsi di educazione allo "studio come lavoro". 
Praticamente gli studenti e gli insegnanti sono impegnati a ricercare e vagliare i criteri della   pianificazione delle attività e a progettare un spazio di studio dentro una gestione realistica del tempo. 
Sono, inoltre, mobilitati all'acquisizione delle buone abitudini di studio (affrontare le difficoltà, gestione dell'ansia e degli insuccessi, autocorrezione), all'assunzione di regole di igiene fisica e mentale.
La terza corsia è relativa alle operazioni e alle tecniche: alle strategie e alle abilità della lettura, della comprensione, della memorizzazione, della rielaborazione. 
Solitamente si scambia questa corsia con l'intera strada. 
E' questa una riduzione inaccettabile, in quanto, lo studio riguarda la totalità della persona e il metodo di studio non esiste in astratto, ma nell'azione di un soggetto impegnato ad apprendere, sapere, conoscere.  

INSEGNAMENTO E METODO DI STUDIO: alcune precisazioni.


Esiste un metodo per imparare e non coincide per ciascuno di noi ma è differenziato, in quanto personalizzato, cioè personale, efficace ed  efficiente... 
Insegnare a studiare vuol dire  facilitare una simile esperienza con  occorrenze educative e adeguate al tipo di scuola e al tipo di studente. il Metodo implica ragioni e passi coerentemente allo stile, alla dignità, all'intenzione del soggetto nell'incontro con l'oggetto di studio.
Non si sottolineerà mai abbastanza una verità didattica elementare: il vero docente insegna proponendo un metodo di studio,  e  propone un metodo insegnando, giorno dopo giorno, in modo implicito ed esplicito, facendo ricorso ai mezzi, alle risorse, agli obiettivi della propria disciplina. 
Insegnare a studiare non é un optional: un'attività superflua e accessoria all'insegnamento delle discipline; un settore di competenza  di alcuni docenti... i più volenterosi..., i più "aggiornati"..  E', a mio parere, invece,  una necessità educativa, didattica e professionale, soprattutto oggi.
Insegnare a studiare in modo esplicito e diretto significa programmare interventi razionali finalizzati all'orientamento,  alla  motivazione e al controllo del modo e degli obiettivi dello studio delle diverse discipline, in  un    misto tra regolazione ed autoregolazione nell'apprendimento. (Pellerey, 1990).  Non si abbandona lo studente a se stesso, quasi che le abilità di studio siano un fatto naturale e non una conquista in una situazione di apprendimento-insegnamento. 
Né si dà un metodo, quasi che lo studente nel suo lavoro possa essere sostituito da chi gli vuole più o meno bene. Si propone la ricerca di un  metodo dentro una pratica didattica caratterizzata da flessibilità, trasparenza, creatività, collegialità, pluridirezionalità. 
Flessibilità  vuol dire capacità di commisurare e contestualizzare l'azione didattica tenendo conto dell'esigenze e della struttura cognitiva, meta cognitiva ed affettiva dello studente, della natura delle abilità di studio (abilità di lingua e di pensiero, Boscolo 1986), della disciplina insegnata, del tipo di scuola. 
Trasparenza  è la condivisione  degli obiettivi, dei criteri di valutazione, dei tempi e dei motivi del lavoro che si propone allo studente (agli studenti).  Si tratta di una   doverosa   condivisione, che ha anche il merito di una maggiore efficacia   nello studio. E' infatti dimostrato che gli studenti, ai quali  vengono anticipate e comunicate le modalità e i criteri di valutazione, rendono di più e meglio. ( C. Pontecorvo 1973, pag. 133-135). 
E' trasparente un'azione didattica, che si svolge in un contesto di comunicazione (messa in comune) di metodi, di ipotesi  e di strumenti, un contesto in cui si cerca  il consenso e il coinvolgimento dello studente con la pazienza e la tenacia di una volontà "fraterna" e nello stesso tempo "contrariante" (Lenas). 
Consenso, perciò, motivato, non strappato; coinvolgimento libero, anche se non spontaneo, pazientemente cercato perché si è consapevoli che l'apprendimento è responsabilità che non può essere condivisa ( Novak-Gowin, pag. 23).
Si tratta , in altre parole, di un itinerario negoziato, che superando il dilemma o  "fai come vuoi tu" o  "fai come dico io", diventa il cammino di un volere comune, un volere apprendere insieme (Meireu).   
Per questo si richiede un'azione didattica creativa, poetica,  comprensiva di tecnica, di scienza e di ispirazione; un'azione-gesto di comunicazione "vivente". 
Insegnare a studiare non è compito di alcuni, ma di tutti i docenti, perché l'intenzione di fare apprendere é un proprium della funzione docente (Rebolu, pag73) e non c'è apprendimento senza meta-apprendimento (Novak-Gowin, pag. 24). 
Da qui l'importanza del consiglio di classe, che dovrebbe favorire una sinergia ed organicità di ragioni e di passi a cui partecipano (o dovrebbero partecipare, pena la confusione o la scadimento dell'apprendimento) i diversi insegnamenti e i diversi insegnanti.   
Ecco allora la necessità, all'interno del Consiglio di classe, di un confronto su cosa è (o non é) il metodo di  studio, di una (ri)distribuzione e pianificazione degli interventi  dentro la comunanza di orizzonte pedagogico, metodologico e valutativo da ricercare instancabilmente. 
Non è possibile che ciò che viene costruito da un docente di lettere, per esempio, venga poi distrutto nell'ora di matematica, o viceversa.
La collegialità, di cui parlo, inerente alla funzione docente (a più livelli: educativo, didattico, legislativo), si esprime come compagnia in un lavoro comune che si  apre alle agenzie educative del  territorio e, sopratutto, ai genitori.
Dico "genitori"  per la valenza e i presupposti educativi dello studio. Il problema dello studio é un problema di educazione, riguarda l'incontro con la realtà. 
Si insegna a studiare educando allo studio e mediante lo studio ( Mazzeo, 1989 ). 
E sappiamo che non c'è autentica educazione se si censura l'opera della famiglia. 
Certamente il coinvolgimento avverrà  più sulle  basi dello studio, sulle motivazioni e sullo stile di vita dello studente, che sull'insegnamento delle strategie cognitive e delle abilità intellettuali. 
Ma non può né deve mancare.  
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